Arredo urbano

Premessa

Piano direttore dell’arredo urbano del centro di fondazione di Sabaudia – SLIDE

Nel 1999 sono stato incaricato, con il Geom. Riccardo Pedini, di redigere il  “Piano Direttore dell’arredo urbano del centro di fondazione di Sabaudia”. La necessità da parte dell’Amministrazione Comunale di dotarsi di uno strumento in grado di regolare i numerosi aspetti relativi agli apparati di dettaglio edilizio degli edifici e degli spazi del centro di fondazione, modello della architettura razionalista italiana, nasceva dalla condizione di grave degrado e progressiva manomissione in cui questi versavano. Inoltre l’utilizzo degli spazi collettivi, soprattutto nelle aree antistanti gli esercizi commerciali, erano in una condizione di anarchia che la semplice normativa di occupazione dello spazio pubblico non era in grado di gestire e tantomeno garantire il rispetto e la corretta visione delle architetture.

Il Piano, oltre a definire un’area congrua sulla quale intervenire, mira a individuare modalità di uso degli spazi e indicare materiali e forme degli oggetti di arredo coerenti con l’architettura del centro; questo a partire da una approfondita analisi degli elementi formali e compositivi, e dei materiali, artificiali e naturali, utilizzati nel progetto originale. Non solo restauro e manutenzione degli apparati e delle “facies” originali, ma anche indicazioni circa la selezione e l’inserimento di nuovi elementi di arredo adeguati alla evoluzione tecnologica.

Il Piano è stato approvato alla unanimità dal Consiglio Comunale e apprezzato nella sua presentazione pubblica anche dal Prof. Giorgio Muratore, critico e storico dell’architettura contemporanea e del movimento razionalista, ma è stato quasi totalmente disapplicato. Al di là di una certa razionalizzazione nella occupazione di suolo pubblico, non si è prodotto l’auspicato salto di qualità sperato, ed anche interventi e progetti della stessa amministrazione sono risultati difformi e contraddittori rispetto alle norme e allo spirito del Piano.

Nell’anno 2015 è stata approvata dal CC la revisione al Piano dell’Arredo Urbano a firma di altro professionista. Attualmente è in fase di approvazione una nuova edizione del Piano dell’Arredo Urbano.

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COMUNE DI SABAUDIA Provincia di Latina

PIANO DIRETTORE DELL’ARREDO URBANO DEL CENTRO DI FONDAZIONE DI SABAUDIA

RELAZIONE GENERALE

Arch. Vittorio Tomassetti   –  Geom. Riccardo Pedini

Giugno 1999 – Sabaudia

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INDICE

  1. PREMESSA – Intervenire sul moderno
  2. UN PIANO DIRETTORE PER L’ARREDO URBANO DEL CENTRO DI FONDAZIONE DI SABAUDIA
  3. L’AREA OGGETTO DEL PIANO DIRETTORE
  4. METODOLOGIA
  5. LE TIPOLOGIE DI INTERVENTO
    1. Pavimentazioni pubbliche
    2. Illuminazione pubblica
    3. Insegne luminose
    4. Apparati di oscuramento, vetrine, saracinesche, infissi
    5. Utilizzo di suolo pubblico
    6. Accessibilità degli spazi urbani ed attraversamenti stradali – Segnaletica stradale
    7. Arredi pubblici fissi: panchine, cestini, portacicli, cippi, ecc..
    8. Verde urbano

6)             LE QUESTIONI APERTE

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1)  PREMESSA – Intervenire sul moderno

È maturata ormai la consapevolezza che l’architettura del Movimento Moderno ha prodotto un insieme di opere e di spazi urbani che hanno assunto la dignità di opere artistiche/culturali e di contesti di valore analogo a quelli dell’architettura della tradizione storica.

Analogamente alla architettura della tradizione anche per l’architettura moderna si pone oggi, con sempre maggiore urgenza, il problema di intervenire sui manufatti per salvaguardarne l’integrità, la leggibilità, la contestualità nella città, se non addirittura la stessa sopravvivenza.

Se gli interventi di restauro conservativo sugli edifici o su interi brani di città” storica” risultano ormai sufficientemente consolidati sotto il profilo scientifico, tecnico e metodologico, nei confronti del “moderno” è necessario sottolineare alcune specificità ed alcuni rischi.

Il rischio contrapposto in cui si può incorrere negli interventi è, da un lato, quello della relativa indifferenza alle tecnologie o ai materiali originari che vengono sostituiti con altri più recenti di più facile utilizzazione e maggiori garanzie funzionali, che però, per loro intrinseca natura, possono alterare il senso degli edifici; tale indifferenza è spesso giustificata dal carattere innovativo e quindi progressivo, instabile, tipico dell’architettura moderna. Il rischio opposto è quello di trattare il moderno come una categoria ormai storicizzata e quindi restringere gli interventi in una ottica paralizzante, musealizzante, puramente filologica, che non tiene conto che la città e gli edifici che la compongono sono comunque un organismo dotato di una loro vitalità in progressiva modificazione.

Di volta in volta è necessario collocare i nuovi interventi con molta attenzione all’interno di questa divaricazione, cercando di interpretare lo spirito delle opere per non tradirle; in particolare l’operazione risulta oltremodo delicata se vi è la necessità di modificare funzioni, apparati tecnologici, sostituire materiali degradati non più riproducibili perché legati a produzioni sperimentali dismesse, oneri economici eccessivi legati a proposte di interventi strettamente filologici.

Altro fattore di fondamentale importanza, affinché le opere dell’Architettura moderna non perdano di senso, è il mantenimento del loro contesto che esse stesse concorrono a formare e dal quale vengono legittimate in misura assai superiore che le opere “storiche”; le manomissioni, le trasformazioni quando non le distruzioni, delle relazioni con lo spazio circostante generano spesso perdita di chiarezza o di comprensione dell’opera stessa.

 

2) UN PIANO DIRETTORE PER L’ARREDO URBANO DEL CENTRO DI FONDAZIONE DI SABAUDIA

Il centro di fondazione della città di Sabaudia costituisce una esperienza il cui valore è ormai unanimemente riconosciuto dalla critica storico-artistica italiana ed internazionale.

Dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1934, sono stati purtroppo molteplici gli interventi di modificazione sugli edifici originari; alcuni distruttivi, come la demolizione del mercato coperto, altri che hanno alterato o rischiano di alterare la comprensione degli edifici, come la tamponatura del solarium dell’attuale ITIS o l’erigendo museo “Emilio Greco” all’interno del palazzo comunale, altri interventi minori si sono sovrapposti incoerentemente al disegno degli edifici e, associati ad alcuni cambi delle destinazioni originarie e ad una più complessiva disattenzione della manutenzione del patrimonio architettonico, hanno determinato una situazione di progressivo degrado e di sempre più accentuata difficoltà in ordine alla leggibilità delle architetture e degli spazi.

Oggi è ormai forte nell’opinione pubblica cittadina l’esigenza della corretta conservazione, del recupero e della riqualificazione del patrimonio architettonico, artistico, culturale del centro di Sabaudia attraverso la definizione di regole e procedure in grado di restituire piena dignità ad uno dei monumenti più celebrati del Razionalismo italiano.

 Uno dei settori di intervento prioritari è stato individuato nell’arredo urbano, nel suo recupero, nella regolamentazione degli interventi; ciò non solo perché in questo ambito le possibilità di intervento sono relativamente rapide rispetto ad operazioni su specifici edifici necessariamente complesse, ma anche perché per l’architettura di Sabaudia la coerenza dei segni minori con quelli della composizione degli edifici risulta essenziale.

Il linguaggio semplificato, severo ed elegante, in alcuni casi al limite della povertà formale, degli edifici che formano il tessuto urbano, trova unitarietà ed aggettivazioni, oltre che nel disegno urbano, nel trattamento omogeneo delle superfici degli spazi pubblici, nel colore dei materiali impiegati, nella loro texture, negli apparati funzionali della illuminazione stradale, nelle sedute, nelle sistemazioni del verde, ecc..

La perdita o l’affievolimento di questi elementi riduce fortemente la compattezza dell’immagine urbana slegando i rapporti fra gli edifici, facendo perdere loro il ruolo di quinte prospettiche verso i “monumenti” o di varchi visivi su scorci sul paesaggio.

In assenza di chiare indicazioni esecutive il naturale e fisiologico rinnovamento nel tempo di partiti edilizi e di accessori, si è in larga parte compiuto usando scarso rispetto ed attenzione alle scelte architettoniche originarie, utilizzando spesso materiali o stilemi prodotti da tecnologie o linguaggi incoerenti, quando non contraddittori, con l’immagine di elegante semplicità e sobrietà del centro urbano.

Numerose e di varia entità sono le alterazioni che si sono prodotte nel tempo:

  • impiego di materiali incoerenti nelle finiture e nei colori (infissi, portoni, saracinesche, soglie,   rivestimenti, vetrine);
  • manomissione di cornici, aperture, vani finestra,
  • utilizzo di dispositivi di ombreggiamento esorbitanti ed invadenti da parte di abitazioni private ed esercizi commerciali;
  • utilizzo di dispositivi luminosi da parte di esercizi commerciali spesso eccessivi nelle dimensioni, percettivamente invadenti e collocati in punti impropri;
  • realizzazione di veri e propri ampliamenti volumetrici con la chiusura di logge o la realizzazione ex-novo di bow-window in totale dissonanza dalle linee architettoniche originarie;
  • occupazione spesso indiscriminata di suolo pubblico da parte di esercizi commerciali per periodi prolungati, con apparati di copertura fissi in grado di occultare le forme degli edifici e diversi fra loro anche se posti a distanza ravvicinata;
  • uso di pali per l’illuminazione pubblica di scarsa qualità architettonica e di fogge e dimensioni diverse;
  • perdita di chiarezza del disegno del verde urbano;
  • utilizzo di sedute non coerenti e diverse fra loro nell’area del centro;
  • apparati di arredo episodici e casuali nelle forme; ecc..

Il presente Piano Direttore vuole costituire la prima risposta organica a tale necessità per riportare ad atteggiamenti coerenti ed unitari gli interventi relativi all’Arredo Urbano nel centro di fondazione della città di Sabaudia; esso si pone come obiettivo quello di fornire il quadro di riferimento generale dei criteri progettuali e normativi delle varie tipologie che concorrono alla definizione dell’arredo urbano

Le proposte contenute nel presente piano, pur partendo dal presupposto di restituire per quanto possibile l’immagine originaria al centro, non si riducono ad un semplice “ritorno alle origini” senza tenere conto, cioè, delle nuove esigenze funzionali e tecnologiche sopravvenute nell’ultimo cinquantennio e delle esigenze degli operatori economici attivi nell’area.

È da sottolineare che gli interventi di recupero e riqualificazione della immagine urbana sono fattori non solo di crescita culturale e civile per la comunità, di radicamento nelle proprie origini, ma anche elemento di riconoscibilità verso l’esterno, sottolineatura della propria specificità e, quindi, fattore di qualificazione importante per un centro a forte vocazione turistica quale è Sabaudia.

 

3)  L’AREA OGGETTO DEL PIANO DIRETTORE

Il Piano Direttore dell’arredo urbano interessa l’area perimetrata come riportato nella Fig. 1).

Tale area risulta più estesa di quella attualmente individuata come centro storico di fondazione [Fig. 2)], che comprende solo gli isolati degli edifici realizzati al momento della inaugurazione di Sabaudia (con l’eccezione del complesso ex-ospedaliero e dell’acquedotto) e non percepisce l’unitarietà del disegno urbano di fondazione che, anche se non realizzato compiutamente ed in parte diverso dal progetto originario, permane nei tracciati e negli spazi pubblici principali.

Proprio perché il Piano Direttore vuole porsi come punto di riferimento delle modalità di intervento che concorrono a definire il sottofondo e la continuità dell’immagine urbana, si è ritenuto opportuno estendere l’area su cui rendere operative le indicazioni progettuali a quella interna alla circonvallazione del Piano di fondazione, con l’aggiunta dei giardini di P.zza Roma, di Via Conte Verde, dei giardini pubblici fino alle sponde lacustri, del complesso edilizio dell’ex-Azienda e dei manufatti dell’acquedotto.

Evidentemente, con l’esclusione del nucleo degli edifici della fondazione, l’insieme edilizio dell’area così individuata non risulta omogeneo nelle architetture, nelle tipologie edilizie, nei materiali impiegati, dato il lento progredire dello sviluppo e del completamento del centro urbano (ancora oggi sono presenti aree irrisolte ed incomplete), che ha facilitato la modificazione delle indicazioni progettuali anche se il disegno planimetrico dei tracciati, come rilevato precedentemente,  è stato sostanzialmente rispettato.

Per questo motivo se per alcune tipologie di opere le indicazioni del presente Piano Direttore vengono estese all’intera area individuata (es. illuminazione pubblica, verde urbano, pavimentazioni, ecc.), altre indicazioni relative al trattamento degli apparati di finitura degli edifici sono riferiti puntualmente ai manufatti di fondazione o a quelli che hanno mantenuto un preciso riferimento con i suoi spazi, le sue architetture, le sue tipologie.

Nonostante l’estensione dell’area oggetto dell’intervento oltre i limiti del “Centro storico di fondazione”, grandissima parte del centro urbano di più recente edificazione ed ancora in corso di espansione non è compreso al suo interno.

Se opportunamente, al fine di evitare l’ulteriore affievolimento o addirittura in alcuni casi la perdita della sua identità, è stato deciso di intervenire prioritariamente nell’area del centro di fondazione con la stesura di un Progetto Direttore dell’arredo urbano, la nuova zona di espansione esibisce una debolissima immagine urbana quando non addirittura una forte insufficienza formale.

In questo ambito intervenire sugli elementi che compongono l’arredo urbano diviene uno dei principali strumenti di una possibile strategia finalizzata al recupero, seppure parziale, di una unitarietà ed omogeneità che il nuovo disegno urbano e le quinte edilizie realizzate non sono state in grado di garantire.

Proprio perché la natura e la scala dei problemi tra il centro di fondazione e la nuova e futura espansione del centro urbano sono profondamente diverse, la strumentazione definita dal presente Piano Direttore non può risultare sufficiente ed efficace per il secondo ambito urbano che dovrà essere oggetto di uno specifico approfondimento progettuale.

 

4)   METODOLOGIA

Il Piano Direttore non costituisce il progetto esecutivo degli interventi possibili nell’area del centro di fondazione, esso invece fornisce indicazioni, prescrizioni, regolamentazioni, suggerimenti, per le iniziative da effettuare al suo interno.

Preliminarmente sono state individuate le principali tipologie che concorrono alla definizione della immagine urbana e per ognuna di esse, a seguito di indagini storiche, indagini sul campo e riflessioni operative, sono state formulate indicazioni progettuali o definite norme comportamentali.

Per alcune di queste tipologie le indicazioni sono state semplicemente di indirizzo rinviando a specifici piani di settore che esulano dalle dimensioni e dagli obiettivi del presente Piano Direttore; in particolare il riferimento è ad un eventuale piano del colore relativo agli edifici, al piano del verde urbano sviluppato nell’insieme delle sue specificità botaniche, o alla indicazione di specifiche proposte progettuali di recupero o sistemazione di spazi o edifici che, seppure oggetto di suggerimenti, dovranno o potranno essere oggetto di uno più progetti esecutivi, nel caso di episodi puntuali o a veri e propri Piani urbanistici Esecutivi se relativi ad aree estese e complesse.

Per ogni tipologia individuata è stato redatto un capitolo che si apre con una ricognizione grafica e fotografica relativa alla situazione esistente e ad una indagine di archivio.

Successivamente vengono esposte le considerazioni che portano alla definizione delle indicazioni progettuali e/o normative definite in elaborati grafici e/o regolamentari.

Le tipologie principali individuate sono:

  1.  Pavimentazioni pubbliche
  2. Illuminazione pubblica
  3.  Insegne luminose
  4. Apparati di oscuramento, Saracinesche, Vetrine
  5. Utilizzo di suolo pubblico
  6. Accessibilità ed attraversamenti stradali. Segnaletica stradale
  7. Arredi fissi: panchine, cestini, portacicli, cippi, ecc.
  8. Verde urbano

Complessivamente si riconosce alla architettura del centro di fondazione di Sabaudia una attualità formale e funzionale tale che l’indirizzo del presente Piano Direttore dell’arredo urbano è stato sostanzialmente quello della manutenzione e del ripristino delle soluzioni originali pur con i necessari correttivi tecnologici e funzionali.

Per tutte le tipologie individuate obiettivo generale è stato quello di garantire al massimo livello possibile la leggibilità degli elementi della composizione architettonica, per ciò che riguarda gli edifici, e l’omogeneità e la coerenza dei materiali utilizzati per ciò che concerne le pavimentazioni, i rivestimenti, gli oggetti di arredo fisso, il trattamento del verde, ecc..

Per rispettare questi criteri, prioritariamente, è stata verificata la possibilità di recuperare integralmente la condizione d’origine; quando tale condizione non si è resa praticabile, per motivi tecnici o materiali, sono state individuate soluzioni che, pur con elementi o materiali innovativi, sono risultate coerenti con lo spirito compositivo e la texture dell’immagine urbana.

 

5)      LE TIPOLOGIE DI INTERVENTO

Tipologia 1)

PAVIMENTAZIONI PUBBLICHE

Il cromatismo determinato dai materiali impiegati nelle pavimentazioni e negli apparati basamentali degli edifici sottolinea la composizione degli edifici e degli spazi pubblici e costituisce uno dei principali caratteri che conferiscono omogeneità alla immagine urbana del centro di fondazione.

In particolare si distinguono:

  • la pietra di travertino bianca utilizzata per le pavimentazioni degli spazi porticati degli edifici di rappresentanza pubblica quali il portico laterale del municipio, l’ingresso della ex casa del Fascio, l’ingresso della Chiesa, ed anche per le finiture delle pavimentazioni quali soglie, cigli delle pavimentazioni dei marciapiedi stradali, rivestimenti di basamenti degli edifici e dei pilastri isolati dei portici, ecc. (Foto 1.1, 1.2, 1.3);
  • il mattone cotto rosso scuro utilizzato per le pavimentazioni dei percorsi porticati (F. 1.4);  
  • le mattonelle grigie di cls quadrettato in formato 20×20 delle pavimentazioni dei marciapiedi esterni (Foto 1.5);
  • il porfido grigio antracite utilizzato per pavimentazioni esterne in situazioni delimitate percettivamente o fisicamente come il piazzale della chiesa, la corte del cortile del municipio, alcuni percorsi all’interno dell’ex Azienda (Foto 1.6).

I materiali indicati, con i loro colori e la loro texture, si accordano con quelli utilizzati per i fronti degli edifici:

  • gli intonaci terranova nelle diverse tonalità delle terre;
  • l’utilizzo di mattone a cortina a vista di colore giallo/rosso mattone;
  • le finiture di cornici, portoni, soglie, ecc. in travertino o finto travertino;
  • il ferro e il legno smaltati degli infissi e dei cancelli.

Condizioni attuali

Nel complesso le pavimentazioni dei marciapiedi esterni hanno mantenuto le loro caratteristiche originarie anche se versano in uno stato di generale deterioramento e, spesso, presentano forme di degrado spinto.

–    I numerosi interventi di smontaggio e rimontaggio di alcune loro porzioni, dovuti soprattutto alla realizzazione o al rifacimento di impianti a rete di vario tipo, hanno determinato continui rappezzi sulla pavimentazione di cls grigio che risultano sottolineati dalla diversa tonalità dei materiali o anche, in taluni casi, dalla diversa dimensione del quadrettato delle mattonelle (Foto 1.7).

–   I cigli stradali in travertino mostrano in molti punti l’usura del tempo e, in alcuni punti il continuo riporto di tappetini di bitume sui tracciati stradali ha ridotto, se non annullato, il dislivello fra marciapiede e piano stradale. Recentemente lungo C.so Vittorio Emanuele II° e C.so Vittorio E. II°, per ovviare a tale inconveniente i cigli sono stati rimossi e ricollocati a quota leggermente superiore di quella originale (Foto 1.8).

–   Le soglie di numerosi portici di negozi ed abitazioni, originariamente in travertino o marmo bianco di Carrara, sono state sostituite con altre di porfido o altro materiale in accordo agli arredi dei locali interni (Foto 1.9, Foto 1.10).

–   Le pavimentazioni originali dei porticati in mezzo mattone, risultano presenti solo lungo il portico della Piazza del comune, lato torre, e in quello antistante l’ex piazza del mercato oggi P.zza S. Barbara. Negli altri casi è stata sostituita da pavimentazioni in mattonelle di grès ceramico colore rosso bruno (Foto 1.11).

–  La pavimentazione in porfido del cortile interno del Municipio è stata smantellata e verrà ricostruita secondo il progetto di sistemazione previsto per la realizzazione del museo “Emilio Greco”.

Indicazioni progettuali

I marciapiedi pubblici scoperti saranno ripristinati secondo le modalità costruttive originarie in tutto il perimetro del centro storico, così come individuato dal Piano Direttore, e dovranno essere realizzati ex novo nelle parti mancanti. È fatto esplicito divieto di usare come pavimentazione superficiale l’asfalto. Eventuali passi carrabili, per la parte carrabile saranno ricoperti da strato bituminoso o potranno essere lastricati in porfido, il dislivello tra il piano del marciapiede e quello stradale dovrà essere raccordato a pendenza (massimo 15%) con la stessa pavimentazione dei marciapiedi rifinita da soglia di travertino a contatto con la parte carrabile del passo.

Lungo i marciapiedi è auspicabile la realizzazione di un cavidotto di servizio ispezionabile in grado di raccogliere gli impianti a rete compatibili (secondo modelli ormai in uso in diverse città), in modo da evitare le continue rotture delle pavimentazioni per manutenzioni o sostituzioni dei materiali interrati.

I marciapiedi sul lato stradale ospiteranno piccoli alberi per i quali verranno realizzate apposite aiuole delimitate con cigli in travertino secondo il disegno allegato (Tav. 2.1); in caso di alberi di media o ampia grandezza, potranno realizzarsi dispositivi in metallo mobili (Tav. 2.2).

Sono state realizzate recentemente alcune sistemazioni delle aiuole che contengono le alberature con nuovi cigli o pietre a livello del marciapiede, in sostituzione dei vecchi cigli circolari in rilievo di cemento (Foto 1.12, F 1.13, F 1.14). È opportuno unificare tali sistemazioni per le strade dove sono stati già avviati secondo queste tipologie, eventuali modifiche potranno essere apportate nel caso di rifacimento dei marciapiedi.

Verranno introdotti presso tutti gli incroci e al termine dei marciapiedi dei singoli isolati, dove non ancora presenti, dispositivi per il passaggio di carrozzine e mezzi per i disabili secondo i disegni allegati (vedi paragrafo Tipologia 6)

Sugli incroci principali saranno montate transenne metalliche per regolare il traffico pedonale secondo il disegno allegato per una lunghezza minima di ml 2,50 per lato a partire dal varco del passaggio pedonale (vedi paragrafo Tipologia 6).

Le pavimentazioni delle zone porticate dovranno mantenere il bicromatismo originario: bianco travertino delle soglie, dei rivestimenti basamentali, delle cornici della pavimentazione, ed il rosso del mattone. Saranno ripristinate le soglie e le cornici di travertino o marmo bianco eliminate e la pavimentazione in mattoni.

Il mattone o semi mattone pieno potrà essere sostituito con pavimentazione in cotto da esterni in cortina delle stesse dimensioni e colore, incollato su massetto di cemento. La disposizione dei mattoni sarà improntata a grande semplicità evitando disegni particolari (es. spina di pesce, disegni geometrici particolari, ecc.).

Tipologia  2)

 ILLUMINAZIONE PUBBLICA

L’illuminazione pubblica realizzata contestualmente alla fondazione era costituita da lampioni con il fusto realizzato in cemento di diversa forma e dimensione a seconda delle situazioni spaziali che dovevano servire, questi erano sormontati da corpi illuminanti contenuti in globi opalini di vetro o campane di vetro (vedi Fig. 4).

Condizioni attuali

A tutt’oggi sono presenti in alcuni ambiti lampioni in cemento secondo le forme originarie perché, in un recente passato, sono stati ricostruiti per sostituirne altri non più recuperabili rispettando i disegni di progetto della fondazione (Foto 2.1, 2.2).

Nel tempo, comunque, in molte vie e luoghi pubblici i lampioni originali sono stati sostituiti con pali stradali in alluminio di scarsa qualità formale, differenti fra loro anche se utilizzati per situazioni analoghe, di difficile integrazione con l’edificato, dotati di globi illuminanti di dimensioni molto superiori agli originali (Foto 2.3, 2,4,2.5, 2.6, 2.7).

Nelle situazioni spaziali più ampie, ma non solo, quali piazze e incroci stradali più importanti sono presenti anche altri apparati di illuminazioni che rispondono a specifiche necessità funzionali come fari agganciati alle pareti degli edifici o lampioni di tipo autostradale (Foto. 2.8, 2.9).

Indicazioni progettuali

I lampioni stradali originari, opportunamente adeguati sotto il profilo tecnologico degli impianti e dei corpi illuminanti, vengono riproposti su tutta l’area del centro storico, come definito dal progetto Direttore, con distanze e potenze illuminanti conseguenti ad uno specifico progetto esecutivo da definire. In particolare per i giardini pubblici verranno ricostruiti anche i tipici lampioni a fungo che erano presenti (vedi il relativo paragrafo relativo al verde urbano).

In situazioni specifiche è prevista l’introduzione, per esigenze funzionali, anche di altri tipi di illuminazione ad integrazione della quantità di lux fornita (fari alogeni, illuminazione alta tipo autostradale, ecc.) sempre in base ad uno specifico progetto che tenga conto delle necessità tecniche da assolvere e della loro integrazione architettonica.

L’intervento diffuso di inserimento dei lampioni originari, anche per le aree non strettamente interessate dagli edifici risalenti al periodo della fondazione, è finalizzato alla evidenziazione del disegno del tracciato urbano originario che non ha subito significative modificazioni nel tempo.

L’illuminazione dei portici viene assicurata attraverso il ripristino del sistema originario realizzato con corpi illuminanti disposti lungo il perimetro esterno alloggiati in appositi vani che diffondono luce diffusa riflessa. È consentito, per specifiche esigenze puntuali, l’inserimento di fari spot di ridotte dimensioni ad integrazione della illuminazione precedentemente descritta posizionati sullo stesso perimetro esterno.

Tipologia   3)

 INSEGNE LUMINOSE

Le insegne pubblicitarie e quelle dei negozi in origine non costituivano un elemento di grande rilievo nella immagine urbana. Le tipologie più usuali di insegna di esercizio commerciale oltre a pannelli metallici posti sul muro, quando non erano contenuti all’interno della cornice delle aperture, erano costituite da scritte con lettere indipendenti ancorate sul muro sovrastante l’ingresso dell’esercizio commerciale che generalmente riproduceva la tipologia dell’esercizio (Foto 3.1). Successivamente le lettere indipendenti sono diventate luminose, retroilluminate, adottando caratteri differenti, spesso in corsivo (Foto 3.2), e quindi sono comparse le insegne luminose attuali (Foto 3.3).

Condizioni attuali

Soprattutto negli ultimi anni, con il progressivo sviluppo del turismo, le insegne luminose sono diventate l’elemento più appariscente e percettivamente ingombrante nell’immagine urbana. Si è assistito, in assenza di chiare regolamentazioni, ad una escalation di forme, dimensioni e colori, scivolati spesso nel gratuito e nel volgare. In molti casi l’eccessivo affollamento di segnali ha comportato, per paradosso, la sordità per il troppo frastuono con conseguente indifferenza da parte del pubblico.

Come segnalato dalla concisa rassegna fotografica allegata (Foto 3.4, 3.5, 3.6, 3.7,3.8, 3.9), le conseguenze sulla leggibilità delle architetture dei singoli edifici e sull’insieme dello spazio urbano di questo disordinato affollamento sono evidenti.

Tornare a toni più misurati nel settore delle insegne luminose stradali e murali, non comprometterà l’obbiettivo della segnalazione degli esercizi commerciali, anzi vi è la fondata convinzione che soluzioni di maggiore qualità e minore violenza percettiva risulteranno molto più efficaci nell’invio dei segnali al pubblico.

Indicazioni progettuali

Per realizzare dispositivi relativi ad insegne commerciali, luminose od opache, dovrà essere presentato un progetto con l’indicazione dell’esatto ingombro dell’insegna, del disegno, dei caratteri selezionati, della simulazione di inserimento nel prospetto della intera facciata dell’isolato in cui si colloca l’intervento o della parete porticata. Il progetto sarà sottoposto all’esame della Commissione Edilizia che rilascerà il nulla osta.

Le indicazioni e le prescrizioni da osservare nella progettazione per l’ottenimento del nulla osta sono:

  • non sono consentite le insegne stradali, luminose ed opache, poste su palo su marciapiede pubblico e quelle a bandiera sugli edifici prospicienti le vie di seguito indicate: C.so Vittorio E. II° , C.so Vittorio Emanuele III° da Piazzale Roma a Viale Filiberto Duca d’Aosta, Piazza del Comune, P.zza Circe, Giardini Comunali, Largo Giulio Cesare, P.zza Oberdan, C.so Principe di Piemonte, P.zza Santa Barbara. E’ consentita l’insegna a bandiera luminosa di superficie massima di 0,25 mq per i servizi di pubblica utilità quali: Farmacie, Tabacchi, Sanitarie, Servizi pubblici, ecc..
  • le insegne degli esercizi commerciali siti all’interno dei portici non potranno essere apposte all’esterno, se non a stampa sulle tende mobili come meglio specificato nel paragrafo relativo agli apparati di ombreggiamento (cfr. 5);
  • le dimensioni ed il posizionamento delle insegne degli esercizi commerciali vengono regolamentate;

–      le insegne relative ad esercizi commerciali dovranno rispettare i seguenti ingombri massimi:

  1. l’insegna, se esterna e relativa ad un solo vano ingresso o vetrina, dovrà essere contenuta all’interno della proiezione della cornice, l’insegna dovrà essere staccata dalla cornice  per lo spessore della cornice e comunque per non meno di 10 cm, la altezza massima non potrà superare i 45 cm e dovrà comunque essere staccata dal cielo del portico (se interna al portico) o da cornici soprastanti non meno di 10 cm; lo spessore del pannello non dovrà superare la dimensione di 10 cm o quello della cornice del vano di riferimento (vedi Tav. 3.1); le insegne realizzate con lettere indipendenti occuperanno uno spazio di superficie  max pari a quella del rettangolo che le inscrive analogamente a quelle realizzate con pannello unitario (vedi Tav. 3.1);
  2. l’insegna esterna se relativa a due vani ingressi o vetrina, avrà una estensione massima pari alla distanza tra i due terzi medi dei vani; le dimensioni di dettaglio ed i distacchi da cornici o altri elementi saranno identiche al caso precedente (vedi Tav. 3.2);
  3. l’insegna esterna se relativa a tre vani, sarà collocata sulla mezzeria del vano centrale ed avrà lunghezza massima pari alla distanza fra il filo interno delle cornici dei due vani esterni (vedi Tav. 3.3) ;
  4. le insegne orizzontali poste al di sopra del/dei vani possono essere sostituite da insegne collocate a lato del vano, la dimensione in questo caso non deve superare la superficie max di 1,00 mq (quadrato di 100 cm di lato, cerchio di 56 cm di raggio) e deve risultare inscrivibile in una figura geometrica semplice. L’insegna dovrà allinearsi per la parte superiore al filo superiore interno del vano di riferimento e dovrà distare almeno 160 cm dal piano di calpestio del marciapiede. Nel caso di due vani l’insegna sarà unica e posta ad interasse tra i vani, nel caso di esercizio con tre vani le insegne potranno essere due collocate ad interasse tra i vani (vedi Tav. 3.4). In qualsiasi caso è esclusa la combinazione fra insegne orizzontali sopra i vani ed insegne a lato dei vani di ingresso/vetrina;
  5. è consentito inserire all’interno dei vani (ingresso o vetrina) insegne luminose (Tav. 3.5), in tale caso dovranno essere collocate all’interno delle saracinesche di chiusura; le superfici delle insegne esterne e quelle interne ai vani sono alternative tra loro;
  6. le insegne non luminose avranno le stesse dimensioni ed ingombri massimi di quelle luminose e sono alternative ad esse;
  7. sono vietati apparati decorativi fissi, anche se opachi, che debordano dalle superfici indicate nei punti precedenti;
  8. le insegne non potranno essere disposte al disopra di eventuali cornici marcapiano presenti sulle facciate (isolati su C.so Vittorio E. III° verso la posta – isolati su Largo Giulio Cesare);
  9. è consentito il ricorso ad insegne pitturate direttamente sul muro esterno o su pannelli eventualmente illuminati con dispositivi esterni (fari agganciati a mensole metalliche a braccio unico Tav. 3.6) con dimensioni ed ingombri analoghi a quelli indicati nei punti precedenti;
  10. è auspicabile in generale, ed in particolare per gli edifici risalenti alla fondazione, la riproposizione di insegne composte da lettere singole staccate dalla parete preferibilmente retroilluminate utilizzando i caratteri di seguito indicati:

  • Caratteri anni ’30 stile razionalista
  • Futura
  • Trajan (solo maiuscolo)          
  • Gill Sansa
  • New Aster

  • gli esercizi commerciali che non svolgono attività al piano terra, ma che hanno un ingresso autonomo, possono esporre l’insegna luminosa sull’ingresso, o sulla scala di accesso se collocata all’esterno della sagoma dell’edificio, con le stesse modalità previste per gli altri esercizi; analogamente uffici privati possono esporre insegne luminose sugli ingressi solo se questo è di loro esclusivo utilizzo, in caso contrario è possibile applicare targhe murali non luminose;
  • sono vietate insegne luminose, per qualsiasi tipo di esercizio o attività produttiva, sulle facciate degli edifici ai livelli superiori a quello stradale;
  • le insegne luminose od opache relative a singoli esercizi poste su pali stradali su marciapiedi o spazi pubblici sono vietate; esse possono essere sostituite da totem (opachi o luminosi) collettivi indicanti gli esercizi posti sul marciapiede di riferimento o porzioni di esso, posti in prossimità degli angoli del marciapiede su cui si apre l’attività e sono realizzati secondo il disegno e le misure allegate (vedi Tav. 3.7).

In generale è consigliato l’utilizzo della stessa tipologia di insegna per esercizi dello stesso fronte edilizio.

Tipologia   4)

APPARATI DI OSCURAMENTO, VETRINE, SARACINESCHE, INFISSI

 Condizioni attuali

Gli apparati per schermare la luce ed il sole negli esercizi commerciali costituiscono uno degli elementi di maggiore confusione dell’immagine urbana a causa della diversità di forme, fogge, di materiali, di colori utilizzati, anche per esercizi contigui. Inoltre in molti casi tali apparati sono totalmente indifferenti al disegno degli edifici sui quali sono applicati coprendo spesso le partizioni delle facciate, delle finestrature, degli accessi, impedendo la lettura compositiva dei fronti.

la sintetica rassegna fotografica esplicita questa situazione (Foto 4.1, F 4.2, F 4.3, F 4.4, F 4.5, F 4.6, F 4.7, F 4.8).

Indicazioni progettuali

Per realizzare dispositivi di ombreggiamento o schermatura dovrà essere presentato un progetto con l’indicazione dell’esatto ingombro dei tendaggi, dei dispositivi meccanici, dei materiali impiegati, del colore, di una simulazione di inserimento nel prospetto della intera facciata dell’isolato in cui si colloca l’intervento.

I criteri da rispettare in linea generale sono:

  • le tende e tutti i dispositivi di ombreggiamento devono essere coerenti con il disegno ed i colori dei materiali della facciata che li contiene;
  • i dispositivi di oscuramento saranno individuali per ogni vano e contenuti all’interno di esso (Tav. 4.1); è fatta eccezione per il prospetto su P.zza Circe dell’albergo per il quale è consentito un dispositivo unitario sull’affaccio al piano rialzato, in quanto coerente con la direttrice compositiva orizzontale prevalente nell’edificio;
  • la misura della profondità massima orizzontale del dispositivo di ombreggiamento non sarà superiore alla metà della altezza del vano di riferimento a partire dal piano di calpestio, o della misura degli eventuali corpi in aggetto in facciata; comunque i dispositivi dovranno risultare arretrati dal ciglio del marciapiede almeno 50 cm (Tav. 4.1);
  • l’altezza libera minima dal piano di calpestio del marciapiede al dispositivo di ombreggiamento non sarà inferiore a ml 2,10;
  • nel caso in cui il vano individuato dalla cornice abbia dimensioni rilevanti, è possibile frazionare il dispositivo di ombreggiamento in più elementi purché questi abbiano disegno unitario ed omogeneità di colori, materiali, dimensioni (Tav. 4.2);
  • nel caso in cui il vano individuato dalla cornice contenga al suo interno anche più esercizi, per ogni vano verrà realizzato un dispositivo autonomo con l’obbligo del disegno unitario, la omogeneità dei colori, dei materiali, delle dimensioni (Tav. 4.3);
  • i tendaggi devono risultare fissati a sbalzo, sono quindi vietate strutture con sostegni fissi collocati in area pubblica (Tav. 4.4);
  • l’eventuale necessità di ombreggiatura o copertura di superfici esterne (per merci o per spazi di sosta), può essere assolta attraverso l’utilizzo di coperture provvisorie, tipo ombrelloni telati con sostegno centrale od eccentrico, da rimuovere alla chiusura della attività giornaliera dell’esercizio;
  • le coperture provvisorie potranno essere ancorate alle facciate, ma dovranno comunque essere rimosse alla chiusura dell’attività giornaliera dell’esercizio;
  • per le zone porticate è prevista la realizzazione di un apparato di ombreggiamento lineare lungo quanto la campata del portico, a discesa verticale, con possibilità di leggero avanzamento verso l’esterno; tale avanzamento comunque sarà tale da non uscire dal profilo dell’edificio per i portici di P.zza del Comune e C.so Vittorio Emanuele III° (Tav. 4.5); è invece consentita la sporgenza pari alla misura dei terrazzi della facciata di appartenenza per i teli dei portici posti lungo C.so Vittorio E. II° (Tav. 4.6); l’altezza libera minima dal piano di calpestio del marciapiede al dispositivo di ombreggiamento non sarà inferiore a ml 2,10;
  • per ogni edificio saranno scelte soluzioni analoghe in accordo fra tutti i frontisti in relazione alla tipologia dell’apparato di oscuramento (cappottine tonde o triangolari, teli a sbalzo, teli a discesa verticale ecc.); i colori ed i disegni dei tendaggi sono a discrezione dei frontisti che dovranno però definire scelte unitarie e ottenere comunque il nulla osta della commissione edilizia; dovranno comunque evitarsi colori chiassosi e non intonati al colore/i della facciata di appartenenza o utilizzare disegni elaborati per le fantasie dei tessuti;
  • è consentito esporre il nome e/o la tipologia dell’esercizio sulla parte inferiore della tenda/cappottina con le caratteristiche dimensionali descritte per le insegne;

Infissi interni – Vetrine

  • Non si danno prescrizioni per il disegno degli infissi di accesso agli esercizi, delle vetrine e degli spazi di esposizione interni ai vani delle bucature;
  • i materiali da impiegare andranno selezionati fra: strutture in metallo, cromato o smaltato, o in legno colorato o naturale, superfici vetrate trasparenti od opache;
  • é fatto divieto dell’utilizzo di strutture metalliche in alluminio anodizzato non smaltato;
  • i colori da utilizzare sono da selezionare all’interno della seguente gamma: verde scuro, rosso bordeaux, grigio chiaro, grigio canna di fucile, nero, legno naturale;

Espositori

  • Sono vietate le vetrine fisse all’esterno dei negozi ancorate sulle pareti degli edifici;
  • sono consentiti espositori e vetrine mobili da rimuovere alla chiusura dell’esercizio; potranno fare eccezione quegli elementi soggetti ad autorizzazione speciale in occasione di specifici eventi (fiere, mercati, ecc.), comunque circoscritti nel tempo;
  • le forme ed i materiali degli espositori e la oro collocazione dovrà essere realizzata in modo da evitare rischi per la sicurezza degli utenti o dei passanti;
  • l’altezza massima dell’espositore non dovrà superare m 2,10.

Saracinesche

  • Le saracinesche saranno dipinte in tinta unita; potranno essere realizzate con doghe piene o a maglia o con un sistema misto secondo i disegni allegati (Tav. 5.1).
  • I colori da utilizzare sono da selezionare all’interno della gamma seguente: verde scuro, rosso bordeaux, grigio chiaro, grigio canna di fucile, nero.
  • È obbligatoria l’unitarietà del colore per ogni fronte edilizio.

Infissi

  • Gli infissi dei vani finestra e logge degli alloggi dovranno mantenere la partizione del disegno originale;
  • i materiali da utilizzare per la loro realizzazione sono costituiti da profili metallici smaltati o legno smaltato con colori analoghi a quelli originali intonati al colore della facciata di appartenenza e comunque preferibilmente nella gamma del bianco;
  • è fatto divieto di realizzare infissi in alluminio anodizzato naturale o bronzeo e di utilizzare veneziane per oscuramento;
  • eventuali apparati di protezione dei vani finestra (zanzariere ecc.), dovranno seguire le stesse indicazioni relative agli infissi.

Tipologia   5)

UTILIZZO DI SUOLO PUBBLICO

Negli ultimi anni da parte di esercizi pubblici, bar e ristoranti, si è diffusa la richiesta di occupazione di suolo pubblico, anche sedi stradali, per tutta la stagione primavera-estate, o addirittura per l’intero anno, ed il suo utilizzo con apparati complessi costituiti da coperture fisse ancorate al suolo, arredi multiformi e multicolori, perimetrazione dell’area con fioriere od altro elemento che non consente in molti casi il libero transito del flusso pedonale. Le modalità con le quali viene attrezzato spesso lo spazio pubblico, senza alcuna regolamentazione di merito se non di tipo amministrativo, fiscale, oltre a determinare spesso difficoltà funzionali al traffico pedonale soprattutto nel periodo estivo, è fonte di grande confusione formale rispetto all’immagine urbana a causa della non sempre elevata qualità degli interventi, della limitazione della visibilità delle architetture, di occupazione impropria degli spazi fino ad impedirne la comprensione (Foto 5.1, F 5.2, F 5.3, F 5.4, F 5.5)

Per ovviare a tale stato di cose e al fine di selezionare le diverse richieste, l’utilizzo dello spazio pubblico antistante gli esercizi commerciali viene regolamentato nel modo seguente:

“La richiesta di occupazione di suolo pubblico deve essere accompagnata da un progetto in cui siano specificate con precisione: l’area impegnata, la collocazione degli elementi e delle attrezzature impiegate, il loro numero, la tipologia, la forma, i materiali ed i colori; la richiesta sarà sottoposta all’esame della Commissione Edilizia che concederà il nulla osta al rilascio della autorizzazione”.

Il giudizio della Commissione si basa sulla rispondenza del progetto ai seguenti requisiti:

Accessibilità

  • devono essere lasciati varchi sui marciapiedi al transito pedonale, come stabilito dal Nuovo Codice della Strada, DL 285/92 art. 20: “l’occupazione effettuata in adiacenza del fabbricato non può superare la metà della larghezza del marciapiede o del portico”, comunque deve essere assicurato spazio libero al traffico pedonale con varchi di larghezza non inferiore a ml. 1,5;
  • è vietata la formazione di pedane accessorie che ingombrino la sagoma delle carreggiate stradali o che determinino salti di quota sui percorsi pedonali alterandone la percorribilità, per essere adibite a luogo di sosta o di esposizione;
  • sono vietate coperture fisse realizzate con strutture ancorate al suolo in modo permanente;
  • l’eventuale necessità di ombreggiatura di superfici esterne può essere assolta attraverso l’utilizzo di coperture provvisorie, tipo ombrelloni telati con sostegno centrale od eccentrico, da rimuovere alla chiusura della attività giornaliera dell’esercizio; le coperture provvisorie potranno essere ancorate alle facciate, ma dovranno comunque essere rimosse alla chiusura giornaliera dell’attività dell’esercizio; l’altezza libera minima dal piano di calpestio del marciapiede al dispositivo di ombreggiamento non sarà inferiore a ml 2,10;

Fioriere ed altri apparati di delimitazione dello spazio

  • Per delimitare il proprio spazio di pertinenza possono essere collocate barriere costituite da fioriere o vasi di adeguate dimensioni contenenti piante da giardino o individui arborei di limitate dimensioni;
  • le tipologie e le dimensioni dei contenitori saranno scelti all’interno dell’abaco degli oggetti di arredo urbano allegato al regolamento, mentre il loro numero e la loro localizzazione sarà indicato dal progetto allegato alla domanda di occupazione di suolo pubblico;
  • l’utilizzo di elementi divisori non potrà determinare perimetri continui non attraversabili dal traffico pedonale; dovranno comunque essere rispettati i varchi ai sensi dell’art. 20 del DL 285/92, NCdS già richiamato, e comunque questi non saranno inferiori alla larghezza di 1,50 ml.;
  • l’altezza delle fioriere e delle essenze da inserire nelle fioriere non dovranno complessivamente superare l’altezza di 1,5 m; le essenze da utilizzare vanno specificate nel progetto preliminare al nulla osta.

Mobilio ed arredamento

  • Le sedute, i tavolini e gli altri elementi di arredo nonché le eventuali attrezzature di supporto utilizzati per la sosta dei clienti di esercizi pubblici devono essere congruenti con l’ambiente nel quale si inseriscono;
  • è sconsigliato l’utilizzo di arredi che per forme, fogge, stili e colori determinino contrasto con i caratteri di sobrietà e semplicità tipica dell’immagine del centro di fondazione;
  • sono sconsigliati divani e salottini di aspetto privato che non si integrano con spazi pubblici ad elevata fruizione;
  • eventuali illuminazioni a supporto degli spazi di sosta non devono arrecare disturbo percettivo o intralcio al traffico pedonale e veicolare ed alle residenze circostanti e devono avere carattere provvisorio.

Tipologia  6)

ACCESSIBILITÀ’ DEGLI SPAZI URBANI ED ATTRAVERSAMENTI STRADALI. SEGNALETICA STRADALE

 Stato attuale

Il centro di fondazione di Sabaudia e gran parte del centro urbano sono stati dotati in un recente passato di scivoli in grado di consentire la discesa dai marciapiedi soprattutto alle persone con difficoltà alla deambulazione o portatrici di handicap motori tali da rendere necessario l’uso di carrozzine (DPR 384/78).

Tali dispositivi hanno costituito una prima risposta settoriale del più ampio discorso del superamento delle barriere architettoniche da parte dei portatori di handicap, essa va oggi in parte integrata con ulteriori dispositivi o attraverso nuove modalità in conformità delle normative vigenti, in modo da garantire la massima accessibilità degli spazi urbani, elevate condizioni di sicurezza soprattutto nel caso di attraversamento stradale, l’inserimento coerente nell’insieme complessivo dell’immagine urbana (Foto 6.1, F 6.2, F 6.3).

Di seguito vengono indicate alcune tipologie di intervento con l’obiettivo di fornire prototipi standard ripetibili per situazioni analoghe nel centro di fondazione; essi sono caratterizzati da semplicità ed economicità degli interventi, dal miglioramento delle condizioni di sicurezza e della reciproca visibilità pedone- automobilista negli attraversamenti stradali.

Generalità:

Il superamento di un dislivello fra due piani può essere effettuato con raccordi a gradino o raccordi inclinati (scivoli). Il dislivello massimo da superare non può eccedere i 15 cm secondo la legislazione vigente e, nel caso di piano inclinato, la pendenza non può superare il 15% (art. 3 DPR 384/78).

  • I raccordi inclinati (scivoli) possono essere di tipo trasversale o longitudinale rispetto al flusso pedonale;
  • I raccordi inclinati possono essere:
  • d’angolo quando questo è disposto in corrispondenza o in prossimità degli angoli degli isolati (Tav. 6.1);
  • raccordi lungo strada quando questi sono posti ad una distanza non inferiore a 500 cm dallo spigolo del marciapiede (art. 145/3 reg. Codice della strada) (Tav. 6.1).
  • La parte del raccordo che immette nella carreggiata stradale deve essere interamente contenuta all’interno delle strisce pedonali e la sua mezzeria deve coincidere con quella delle strisce.
  • La larghezza del raccordo deve essere pari alla larghezza dell’attraversamento pedonale che, nei centri urbani, è di 250 cm (art. 145/1 reg. Codice della strada). In ogni caso la larghezza dei raccordi non deve essere inferiore a 150 cm.
  • In corrispondenza degli attraversamenti non semaforizzati, al fine di consentire anche a soggetti con problemi di vista di individuare la variazione delle pendenze del percorso, il raccordo tra il piano del marciapiede e la rampetta dello scivolo e lo stesso scivolo saranno realizzati con materiale diverso dalla pavimentazione, tali da essere avvertibile al calpestio.
  • Per garantire la visibilità pedone-automobilista gli attraversamenti pedonali posti sulle strade di maggiore scorrimento saranno preceduti da una striscia gialla a zigzag su cui è vietata la sosta (art. 145/4 regolamento del Codice della strada).
  • A protezione del pedone vengono installate delimitazioni inamovibili in prossimità degli attraversamenti per canalizzare il flusso verso di essi. Tali delimitazioni devono essere realizzate secondo i requisiti di: visibilità, resistenza all’impatto, invalicabilità da parte dei veicoli.
  • In taluni casi può essere necessario segnalare la presenza degli scivoli quanto questi sono posti trasversalmente al senso di marcia dei pedoni attraverso paline cromaticamente percepibili (bicolori).
  • I bauletti di cordolatura sono realizzati con blocchi di travertino smussati sugli spigoli. Le connessioni d’angolo sono possibilmente raccordate ad arco di cerchio; ove ciò non sia possibile gli spigoli dovranno essere smussati anche sullo spigolo verticale.

Indicazioni progettuali

Oltre alle indicazioni relative alla tipologia degli scivoli e degli attraversamenti di cui si dirà nel punto successivo, vengono date indicazioni circa i materiali da utilizzare per le pavimentazioni e la forma delle barriere di protezione:

  • Per la pavimentazione degli scivoli e del tratto direttamente antistante, che deve assolvere anche alla funzione di segnale di avvertimento tattile per utenti non vedenti, viene data l’indicazione di utilizzare mattonelle con disegno in rilievo tipo a cupola tronca (dispositivo standard consigliato a livello internazionale) o a strisce in rilievo, di colore scuro per distinguerlo dalla pavimentazione in mattonelle di cls grigio, realizzate in pietra lavica o in cemento colorato grigio scuro/nero (Tav. 6.2).
  • I dispositivi di protezione dei dislivelli e quelli che servono per incanalare il traffico pedonale verso gli scivoli e gli attraversamenti sarà realizzato secondo il disegno allegato (Tav. 6.3) che si adatterà alle singole situazioni. Tali delimitazioni sono realizzate con tubolari in acciaio zincato con traverse e parapiedi e sono colorate in grigio canna di fucile satinato. In caso di necessità di segnalazione dell’ostacolo, saranno identificate con colori di segnalazione adeguati. Non è prevista la possibilità di inserire pannelli opachi per scopi pubblicitari o simili per non impedire la visibilità pedone-automobilista.

Tipologia A

Raccordo inclinato trasversale al senso di marcia 

Tale dispositivo è consigliato quando il dislivello da superare tra marciapiede e piano della carreggiata stradale non è elevato e quando lo spazio retrostante non interessato dallo scivolo non risulta inferiore ad almeno 140 cm per consentire evoluzioni all’eventuale carrozzina del portatore di handicap. La pendenza massima consentita e del 15 % e quella consigliata del 10% (Tav. 6.4).

Se la profondità dello scivolo è significativa, è consigliato il ricorso a paline di segnalazione o alla interposizione di oggetti che svolgano la funzione di ostacolo visivamente percepibile (es. fioriere, o sistemazioni analoghe). Sono sconsigliati gli scivoli semicircolari in quanto disorientano l’utente non vedente e soprattutto è sconsigliato il loro impiego ai vertici degli isolati che ne amplifica i problemi (vedi punto successivo).

Tipologia B

Scivoli d’angolo

Sono collocati in prossimità degli angoli degli isolati. La loro utilizzazione è subordinata alla realizzazione di accorgimenti per migliorare la visibilità reciproca pedone-automobilista. Quando gli scivoli d’angolo sono posti lungo la direttrice del flusso pedonale è indispensabile segnalare tattilmente il piano dello scivolo per evitare che persone prive di vista possano inavvertitamente trovarsi nell’incrocio. Tali dispositivi sono consigliati per quegli incroci dove i marciapiedi hanno scarsa profondità (inferiore a 140 cm), tuttavia presentano problemi di visibilità da parte degli automobilisti che svoltano sulla direzione dei pedoni in procinto di attraversare.

Una variante è costituita, anche in presenza di profondità ampia del marciapiede, dalla possibilità di ribassare l’intero angolo dell’isolato a quota carreggiata stradale con rampette di raccordo longitudinale. Tale soluzione, soddisfacente anche sotto il profilo estetico, prevede a corollario che non vi siano ostacoli per almeno 200 cm su ciascun lato a partire dal vertice più esterno (Tav. 6.5).  Negli incroci sono da evitare gli scivoli d’angolo orientati verso il centro dell’incrocio.

Tipologia C

Scivolo longitudinale al senso di marcia dei pedoni

Tali dispositivi possono essere adottati su marciapiedi dotati di larghezza pari ad almeno 300 cm e possono essere di tipo semplice o doppio. Devono prevedersi opere di delimitazioni specifiche a protezione del flusso pedonale circostante (Tav. 6.6)

Tipologia D

Scivoli a passo carrabile

Questa tipologia è utilizzabile quando il varco satura completamente la larghezza del marciapiede. Per la sua utilizzazione è necessario che su di esso non affaccino ingressi di negozi o abitazioni, inoltre è da prevedere la sistemazione dell’attacco del fronte dell’edificio che viene scalzato della quota della rampa (Tav. 6.7). In questo, come nei casi precedenti, tutta la pavimentazione relativa al dispositivo (piano di accesso, scivoli e piano di rotazione) deve essere formato da pavimentazione riconoscibile tattilmente e percettivamente (bolle tronche di colore grigio scuro/nero o strisce orizzontali in rilievo), così da non confondere il pedone non vedente in caso di passo carraio.

SEGNALETICA STRADALE

Notevole confusione è ravvisabile nel settore della segnaletica stradale relativa a indicazioni turistiche, commerciali, di servizio che si è sviluppata in modo disordinato appoggiandosi prevalentemente alla segnaletica relativa al traffico veicolare determinando, in qualche caso, per sommatoria pannelli molto ampi posizionati frequentemente sugli incroci con il risultato di determinare scarsa visibilità agli automobilisti ed intralcio al traffico pedonale.

Altra tipologia che non presenta alcuna regolamentazione è quella relativa ai tabelloni informativi/commerciali.

Si è proceduto ad una normalizzazione delle dimensioni e delle tipologie dei segnali (turistici, commerciali, di servizio, ecc.) ed alla definizione degli ingombri massimi consentiti.

Gli oggetti relativi a questa tipologia sono raccolti nell’abaco dell’arredo pubblico che sarà definito entro il 31.12.1999.

Tipologia  7)

ARREDI PUBBLICI FISSI: PANCHINE, CESTINI, PORTACI CLI, CIPPI, ECC.

La mancanza di un coordinamento coerente e costante verso gli apparati dell’arredo urbano risultano evidenti negli elementi minori dell’arredo, quelli maggiormente sottoposti a deterioramento e a rinnovamento di forme e materiali perché quasi sempre prodotti industriali, quali: panchine, cestini portarifiuti, bacheche, tabelloni informativi, fontanelle, fioriere, portacicli, cippi di chiusura di spazi pubblici, ecc..

Sono numerose ancora oggi le tracce delle diverse tipologie utilizzate negli anni e la loro diffusione rende ancora più necessario un intervento unitario che renda omogeneo questo livello dell’arredo urbano (Foto 7.1, F 7.2, F 7.3, F 7.4, F 7.5, F 7.6, F 7.7, F 7.8, F 7.9).

Mentre per alcuni elementi è sufficiente rifarsi ai modelli del periodo della fondazione (come peraltro è stato fatto per le nuove fontanelle di acqua potabile, per le panchine del parco giochi, per i cippi in pietra), per altri è necessario individuare quei prodotti industriali che esprimono un livello di design compatibile con il linguaggio architettonico e stilistico del centro di fondazione. Tale operazione di selezione deve indirizzarsi dunque verso forme ed oggetti che si intonino al contesto cittadino, magari anche con materiali moderni, rispetto a prodotti, anche di buon livello di design, che, come purtroppo è successo in un recente passato, non riescono ad integrarsi compiutamente nell’immagine urbana.

I materiali relativi a queste tipologie di arredo pubblico sono raccolti in un abaco di riferimento che farà da guida per le successive messe in opera dei singoli manufatti. Tale abaco sarà verificato ed eventualmente aggiornato ogni due anni a cura dell’Ufficio Tecnico Comunale.

Tipologia   8)

VERDE URBANO

Come accennato in premessa il rapporto con i caratteri naturali, vegetazionali e, alla più ampia scala, con quelli paesaggistici è intrinseco alla progettazione del centro di Sabaudia.

Anche il verde urbano costituisce un importante elemento della progettazione complessiva contribuendo in maniera per taluni aspetti determinante all’immagine urbana ed architettonica.

Il parco urbano che arriva fino al lago, le pinete, i palmeti, i filari alberati in fregio ai viali, la presenza ricorrente delle palme, del leccio, del pino marittimo e dell’oleandro, caratterizzano in modo determinante il centro urbano.

Il rigoglio spontaneo del territorio che ha sempre caratterizzato Sabaudia come una città “verde”, ha forse fatto trascurare nel tempo il formidabile patrimonio di verde pubblico in dotazione. Solo di recente è stata ripresa in maniera sistematica la manutenzione del verde urbano con interventi di sistemazione delle aree ed anche dei dispositivi di arredo urbano connessi. Appare comunque necessario sistematizzare tali interventi ed affrontare in modo deciso alcuni interventi di recupero e ripristino.

Vengono descritte, a seguire, le aree più rilevanti dal punto di vista dimensionale e vegetazionale: Il Parco di Sabaudia-giardini comunali, l’area di P.zza Circe, l’area di P.zza Roma, la pineta della forestale, Parco Plozner.

Il Parco di Sabaudia-Giardini comunali

Costituiscono sia per il rilievo ed il ruolo nel disegno urbano complessivo del centro di fondazione, sia per il loro disegno intrinseco che per valori naturalistici e paesaggistici, uno degli elementi fondamentali della città di Sabaudia.

Attualmente le condizioni dell’area dei giardini non sono soddisfacenti. Dopo un periodo di abbandono sia della cura della vegetazione che della manutenzione delle opere che compongono il disegno del giardino, attualmente è ripresa la manutenzione delle piante, degli alberi e dei prati, che però, in assenza di un guida precisa nel frattempo sono sviluppati in modo disordinato sia in dimensione che in numero, facendo assumere ai giardini un aspetto sempre più lontano dal disegno originario, declinazione di giardino all’italiana, e sempre più spinto verso il pittoresco (Foto 8.1, F 8.2).

Le condizioni delle opere che componevano il disegno del giardino: percorsi, scalinate, terrapieni, cigli, illuminazione, spazi di sosta con panchine ecc., sono fatiscenti ed in alcuni punti si stenta a riconoscere perfino la disposizione originaria (Foto 8.3, F 8.4, F 8.5).

Inoltre nel corso del tempo sono stati inseriti nell’area dei giardini elementi e servizi che, pur utili alla vita ed alla frequentazione dell’area, si sono sviluppati senza controllo, disattenti a criteri di qualità formale e di corretto inserimento in un ambiente particolare (chiosco bar, area giochi pertinente ad essa), in alcuni casi contraddittori rispetto alle indicazioni planimetriche esistenti (Monumento ai caduti, Parco giochi pubblico) (Foto 8.6, F 8.9).

L’illuminazione pubblica realizzata sul viale del Belvedere risulta incongrua come il tipo di panchina utilizzato e gli altri pochi episodi di arredo realizzati in sostituzione di quelli originari (Foto 8.7).

Appare necessario ed urgente un intervento complessivo che, insieme al recupero del disegno originario del parco di Sabaudia, con il ripristino dei viali, dei percorsi, della illuminazione, delle situazioni di dettaglio dell’arredo, ed al risanamento di quelle situazioni che determinano abbassamento del livello qualitativo dell’area, analizzi anche l’aspetto vegetazionale per verificare la possibilità di ricondurre le alberature attuali all’interno del disegno unitario originario o individuare alternative formali in grado di inserirle in un nuovo disegno.

Piazza Roma

I giardini di Piazza Roma sono attualmente sottoposti ad un progetto di sistemazione dei percorsi e della illuminazione pubblica. L’area, sede di un florido palmeto con la presenza anche di elementi arborei autoctoni (querce isolate) costituisce il terminale dell’asse di fondazione di C.so Vittorio Emanuele III° ed è uno dei luoghi più affascinanti della città (Foto F 8.8)

P.zza Circe

I giardini di P.zza Circe, in prossimità della Piazza del Comune, costituiscono l’area verde con caratteristiche più “urbane” in quanto a diretto contatto con l’edificato: l’area è sistemata “all’italiana”, con vialetti, fontana, filare alberato, pista di pattinaggio, sistemazione di dislivelli, arredi, ecc.. È in buone condizioni di manutenzione ed è stata oggetto di recente ad interventi di restauro degli arredi fissi originari (panchine, fontana, basamenti, cigli, ecc.).

Unico aspetto contraddittorio è la localizzazione del monumento ai caduti risalente alla fine degli anni 60’, che interferisce percettivamente e funzionalmente con l’asse principale di accesso verso i giardini del Parco urbano (Foto F 8.9). 

Parco Plozner

È costituito da una pineta posta all’ingresso di Sabaudia che partecipa agli equilibri dell’intera parte urbana comprendente P.zza Oberdan ed aree limitrofe. Il parco non ha una sua caratterizzazione precisa e risente in parte dall’essere una area con destinazione originaria differente. Ai suoi margini insistono due distributori di carburanti e, pur ricadendo all’interno dell’area urbana e nonostante la presenza di chioschi per il ristoro non è molto utilizzata e frequentata se non nel periodo estivo (Foto 8.10)

L’area è stata oggetto qualche anno fa di un concorso di architettura per idee di livello nazionale che aveva come obiettivo il suo maggiore coinvolgimento nella parte urbana con l’aggiunta di nuove funzioni pubbliche e rappresentative pur mantenendone il carattere prevalente come area verde. Il concorso non ha avuto vincitori, ma la questione della sistemazione urbana complessiva rimane aperta.

La pineta della “Forestale”

Situata lungo la circonvallazione tra il complesso dell’ex Azienda forestale e l’attuale Scuola Forestale, costituisce una pineta formata da individui maturi, ben sistemata e mantenuta, non necessita di particolari interventi se non quelli collegati a scelte generali (illuminazione pubblica, pavimentazioni, omogeneità degli arredi) (Foto 8.11).

 Il verde stradale

Le strade del centro urbano sono tutte dotate di verde costituito da alberi di taglia ridotta: alberi di Giuda, oleandri, ecc.; recentemente è stata avviata un processo di rinnovamento sempre con oleandri e alberi di Giuda (Foto 8.12).

 

6)      LE QUESTIONI APERTE

Accanto alle otto grandi tipologie indicate, nelle quali si raccolgono tutti gli aspetti relativi alla materia dell’arredo urbano, restano aperte per il centro di fondazione di Sabaudia alcune questioni, in parte già accennate, che assumono un rilievo progettuale specifico e grande rilevanza nella definizione dell’immagine urbana:

  • il piano del colore del centro di fondazione;
  • il recupero dei Giardini pubblici – Parco urbano;
  • la sistemazione di Piazza del Comune comprensiva del nuovo parterre, del recupero e del restauro del portico /terrazza, compreso il ripristino della balaustra originaria.

Restano comunque irrisolte alcune situazioni strutturali del centro urbano, situazioni legate al non completamento della crescita urbana o ad una crescita confusa e squalificata che presenta oggi aree di degrado e di abbandono:

  • il recupero dell’area di P.zza Oberdan e del Parco Plozner;
  • l’utilizzo dell’isolato sede dell’ex brigantino “Caracciolo”;
  • la pianificazione unitaria della fascia verde fronte lago, dal complesso ASL al Belvedere;

Sono situazioni che richiedono interventi di tipo urbanistico/progettuale specifici che devono affrontare situazioni complesse non solo sotto l’aspetto architettonico, spaziale e funzionale, ma anche sotto quello, proprietario, economico ed amministrativo; situazioni che, finché non saranno risolte, lasceranno al centro di fondazione di Sabaudia l’aura di città incompiuta che l’accompagna dal 1934.